Le mie gambe, sul taglio degli occhi


Nel nascondiglio laconico tra la coppa
e le mani respiro
il liquido trascorrere dei giorni
dondolando sul tessuto quadrettato
dei sonni che hai accumulato
per me.

Ve lo avrei potuto dire subito
che i guai sarebbero venuti
da altre mani, che bocche aguzze
vi avrebbero scovato là dove dormivate.*


Le mie gambe sedute all’incrocio
in cui si aggira la tua porta
sul taglio degli occhi diventati
grandi sminuzzo l’ombra
per ottenere frange di colore.

Ma di sicuro fredde pene ve ne ho fatte
patire anch’io come gli altri,
ho dovuto fare molta strada e accidentata,
per arrivare a questa morbidezza.*


Sono diventata selce e arcuata
sulla luna delle tue unghie
conservo semi di pelle
stretti sul bracciale su cui sta scritto il mio nome.

Miei bravi pagliacci, come potevo immaginare che per tutto
questo tempo
sono state le vostre grazie pasticcione a tenermi in vita
mentre il cielo era un sogno sfortunato.*


L’oggetto intagliato conficcato
tra le mie parole lievita nell’orbita
scapigliata di scarti che immagino sotto vetro.
E vedo il tuo corpo in un rettangolo
appostato al di sotto della luce.


M. C. T.



* T. Gallagher, Seni, in Spontaneamente.
Immagine Mi nana y yo, Frida Kahlo.