Accogli la forma
e fanne ginestre
calcando doverosamente
l'ira mesta e frammenti.
Sono il volo dell'urlo, l'insinuazione dell'essenza,
vengo a svegliare la giungla e i suoi marinai
per divampare invado le vostre fontane
su ogni luogo poso la mia azzurra mano.*
Trecce di bambola
ad occhi spalancati
insonni assidui
a fissare l'orizzonte
di domani.
Mi avete udita prima che raccontassi,
mi avete vista prima che apparissi,
mi avete amata prima che mi espandessi.*
Santifico l'orecchio
e il suo dolore
macinando nell'otre
mosto vecchio
e parole di lingua lontana.
Sono il superstite e il boia,
sono l'azimut,
dove scappate, mentre mi correte incontro?*
Ho la corsa smarrita
nei polmoni
e l'osservazione
svanita sul fondo dell'occhio.
Accolgo la forma
e ne faccio ginestre.
Marie a déja souffert toutes les peines de l'enfer,
on va à lécher ses piedes, elle à tué sa mère...**
M. C. T.
* J. Haddad, Canto di Salomè figlia di Lilith, in Il ritorno di Lilith.
** C. Consoli, Marie ti amiamo, dall'album Elettra.