Essiccata pergamena al pendolo



Riscrivo l’argine fecondo
della tua voce lasciando
le gambe al pendolo
zampillante che scolpisce
l’inchinarsi del tuo attimo.

Sembra, coi suoi vestiti d’ondulante
madreperla, che danzi se cammina,
simile a quei serpenti che nei riti, in cadenza,
smuovono sui bastoni i giocolieri.*


Pendente morbido
presi la tua virgola
ad accendere scostante
l’esca
risucchiando lo spazio
sul cospargere bruno
dondolante della vita.

Come nei deserti la smorta sabbia e il cielo,
sordi al dolore di chi vive, o l’onda
che nel mare s’intreccia senza posa,
così lei si dispiega, indifferente.*


Divennero i tuoi occhi essiccata
pergamena esercizi
a piedi scalzi sull’ascia
liberamente mobile
a serraglio del tuo portone.

Splendono nel suo sguardo minerali d’incanto,
in lei, strana, simbolica natura
di sfinge antica e d’angelo inviolato,

Où tout n’est qu’or, acier, lumière et diamants,
Resplendit à jamais, comme un astre inutile,
La froide majesté de la femme stérile.*


Ma aprendo la bocca dimezzo
lampi che corteggiano frutti
e al guinzaglio del tuo collo
assente lascio il latte
fermentato del mio giardino.


M. C. T.


* C. Baudelaire, Sembra, coi suoi vestiti d’ondulante, in I fiori del male e altre poesie.
Immagine Nudo seduto con calze viola (1910), Egon Schiele.