Laidamente meccanico salmodiare


Calzato lieve il tallone
sulla tomba
raccolto il loto
d’oro sul segno
sepolto all’ingrasso
al di sotto
della tua terra.

Uccelli grigi ossessionano il mio cuore,
cenere della bocca, cenere d’occhio.
Si posano. Sull’alto

precipizio
che svuotò un uomo nello spazio
i forni splendevano come cieli, incandescenti.*

 
Ascolto senza sonno e
voce il salmodiare
interrotto
dal tuo gesto laidamente
meccanico offerto
dal mostrarsi ingenuo
della tua mano.

È un cuore,
questo olocausto in cui cammino,
oh bimbo d’oro che il mondo ucciderà e mangerà.*

 
Mi cullo solitaria
nel mazzo maldisposto
sulla luce screpolata
della finestra in cui
ti sporgi.
Cerco Medusa
sulla tua tomba.


M. C. T.


* S. Plath, Il canto di Maria, in Ariel.
Immagine, Mutter und Tochter (1913), Egon Schiele.