Banchina di grani e onde


Ramificato nel petto
il tuo passo
a distogliere
il pensiero
dall’incrinarsi
su se stesso. Pillole
tonde che navigano
nella bocca
approdando nell’ansa
del palato nobile.

Conto i grani come fossero onde
che mi martellano contro,
saperne il numero mi fa ammalare,
afflitta, afflitta nel cuore dell’estate
e la finestra sopra di me
è la sola che mi ascolta, il mio essere goffo.*

 
Nominarti
sulla banchina
raschiata dal vento
il rostro assiepato
all’attimo dell’incontro.

Dà in abbondanza, è rilassante.
L’elargitrice del respiro,
lei, mormora,
i suoi polmoni esalano come quelli di un enorme pesce.*

 
Raccolgo paziente
la tua voce
imbastendo abiti
da indossare sulla
soglia del richiamo.
Alle spille chiedo
l’ultimo sforzo.
Mentre scaccio il vento
dall’al di sotto
del tuo piede.


M. C. T.


* A. Sexton, Per l'anno dei folli, in L'estrosa abbondanza.
Immagine Nudo di fanciulla sdraiata (1918), Egon Schiele.